28 agosto 2009

Caso ospedale, Leto presenta dossier alla commissione

S_Giovanni-Addolorata-di-Agrigento19-125x75 Alla commissione parlamentare  d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei  disavanzi sanitari regionali, istituita alla Camera e presieduta  da Leoluca Orlando, è pervenuto un rapporto sulle condizioni  dell’ospedale ”S. Giovanni di Dio” di Agrigento, redatto  dall’amministratore Mario Leto. Il 3 agosto scorso una  delegazione della commissione si era recata ad Agrigento, dopo  il provvedimento della magistratura che ha sequestrato  l’ospedale.

 

Adriana scrive:

Mazzarino – Ferito in un incidente stradale, poi deceduto senza il soccorso dai medici perché la sala operatoria era chiusa……….ECCO COSA SUCCEDERA’ AD AGRIGENTO………..ma la cosa che mi fa più senso è che molta gente ancora non l’ha capito….

 

VERGOGNA !!!!!!

5 agosto 2009

Ma svettiamola………….sempre la stessa storia……….ormai siete grassi di soldi !!!!!!

MILANO: IL PROPRIETARIO DELLA INNSE, NON E' GIOIELLO PRODUTTIVO MA AZIENDA DECOTTA

 

Milano, 5 ago. (Adnkronos) - Si sente una vittima "della Rsu e delle istituzioni" l'imprenditore Silvano Genta, proprietario della Innse di Milano, la societa' in fase di liquidazione e al centro di una protesta da parte degli operai che ne vogliono impedire la chiusura. Genta pensava di poter rilanciare l'azienda, dopo l'accordo firmato tra le parti, ma la delocalizzazione programmata non e' mai decollata. Cosi' la Innse si e' trasformata da "gioiello produttivo in azienda decotta, messa in vendita con bando ad evidenza pubblica ad un prezzo di perizia".

L'imprenditore non accetta l'etichetta di speculatore: "Ho acquistato l'azienda per 700 mila euro e mi ci sono voluti 5 mln di euro per mantenere uno stabilimento che, con macchinari obsoleti, era incapace di evadere le commesse con i tempi della concorrenza". Non ci sarebbe nessun compratore disposto ad acquistare la Innse, ma la protesta dei lavoratori non si ferma da 14 mesi.

"Abbiamo proposto -spiega l'imprenditore- di ricollocare 13 operai in aziende lombarde del settore, di incentivare il pensionamento di 25 lavoratori e abbiamo chiesto alla Provincia di ricollocare gli altri 11 ma la Rsu rifiuta ogni proposta". Un muro contro muro che sembra senza soluzione mentre c'e' unprovvedimento esecutivo da mettere in atto. Intanto, continua la protesta degli operai che sono pronti a non lasciare lo stabilimento fino a quando non si aprira' una trattativa vera e non verra' garantito che la Innse riaprira' i battenti.

 

 

 

 

VERGOGNA !!!!!!!!!!!!!

 

 

 

Grazie Agrigento !!!!








Nessun proclama, nessun poema. Solo poche parole per dire grazie ad una intera città.
La manifestazione di stamattina, contro il pericolo chiusura ospedale San Giovanni di Dio, è perfettamente riuscita, ma soprattutto ha visto la partecipazione praticamente di tutti.
Molti i motivi ostativi che hanno impedito una presenza ancora più massiccia: dal caldo asfissiante alle ferie ferragostane. Ma nonostante ciò Agrigento, forse per la prima volta nella sua storia, si è risvegliata davvero con gli attributi.
Certo, il dramma che una intera popolazione sta vivendo è davvero immane, ma anche in altre circostanze “pericolose” Agrigento e gli agrigentini avevano sempre dimostrato rassegnazione e apatia totale, anche quando (per fare il più classico degli esempi) l’acqua arrivava nei rubinetti delle case ogni venti giorni.
Elencarli uno per uno è praticamente impossibile, pertanto abbiamo il dovere morale di ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione programmata per questa mattina.
Certo, la presenza di Bertolaso e della Protezione Civile ad Agrigento ha fatto tirare un grosso respiro di sollievo. L’ospedale adesso verrà gestito e monitorato giorno dopo giorno dagli uomini di Bertolaso che, certamente, dalle nostre parti meritano e ottengono più fiducia rispetto alla classe politica.
Un grazie particolare anche alla chiesa, “scesa in campo” per la giusta causa.
Così come è doveroso ringraziare il sindaco di Agrigento Marco Zambuto il quale a differenza di altri sindaci che si sono susseguiti a Palazzo dei Giganti, è sceso in campo in prima persona attivamente e in molto molto tempestivo. Prima si è recato a Roma a parlare personalmente con Berlusconi e Bertolaso, poi grazie anche alla intermediazione del ministro Angelino Alfano, ha portato il capo della Protezione Civile nella città dei Templi.
Forse, in altri tempi, la tragedia ospedale sarebbe quasi passata inosservata, ma decisivo intervento del primo cittadino agrigentino ha davvero eliminato forti dubbi e fortissime preoccupazioni circa il futuro del “nuovo” ospedale di contrada Consolida.
Abbiamo sentito un solo medico, il primario del reparto pediatria, il dott. Giuseppe Gramaglia, il quale senza mezzi termini, ha sostanzialmente dichiarato che “la presenza della Protezione Civile è un segnale chiaro ed inequivocabile del fatto che Agrigento è oggi un caso nazionale. Siamo fiduciosi – ha dichiarato Gramaglia – e da oggi possiamo coltivare qualche speranza in più per non avere negato quel diritto alla salute”.
Che ad Agrigento finalmente sia cambiato qualcosa?

Da: Agrigentoweb

Strage di Bologna: 29 anni e nessuna risposta

Testo dell’intervista:

Da Peppe Grillo Blog            

Paolo Bolognesi presidente dell'Associazione delle vittime della strage di Bologna, 29 anni fa una bomba saltava dentro la sala d'aspetto che si trova alle sue spalle, che provoco 85 morti, 207 feriti 70 dei quali con invalidità permanente. Lei ebbe dei parenti morti in questo disastro?
P.B.: Sì, io in questo disastro ho avuto la madre di mia moglie uccisa, mio figlio, il padre di mia moglie e mia madre feriti molto gravemente.
blog: oggi portano ancora i segni di questa esperienza?
P.B.: Sì, sono invalidi all'80 per cento
blog: senta un po', ma in questi 30 anni si è sempre parlato di segreto di Stato. Che senso ha avere un segreto di Stato davanti a una strage di questo tipo dove hanno pagato dei civili?
P.B.: Dunque, in Italia su 14 stragi che ci sono state in nessuna si è arrivati ai mandanti e agli ispiratori politici. Questo è il grande problema di questa nazione. Il segreto di Stato spesso non è ufficiale con tutti i crismi posti dalle autorità che lo debbono porre, ma il segreto viene posto dai servizi segreti che non fanno avere ai giudici la documentazione per poter arrivare agli esecutori ai mandanti e trovare le piste giuste per colpire celermente i colpevoli.
blog: lei viene indicato un po' opportunista perché cerca visibilità soltanto per attaccare Francesco Cossiga.
P.B.: No guardi, Cossiga era presidente del Consiglio nel momento in cui è successa la strage. Cossiga e Andreotti hanno nominato tutti i direttori dei servizi iscritti alla Loggia massonica P2. Cossiga è quello che difende a spada tratta i due esecutori materiali della strage dicendo che sono innocenti, però da qui a coinvolgerlo in maniera diretta nella strage ce ne vuole! Sicuramente ha una responsabilità politica visto che la responsabilità politica della sicurezza era del presidente del Consiglio, ciò che Cossiga all'epoca era.
blog: ...ecco il presidente del Consiglio attuale è Silvio Berlusconi. Nell'80 almeno già da due anni era iscritto alla Loggia massonica P2 e Sandro Bondi è uno dei suoi uomini.
P.B.: Sì, il discorso deve essere molto chiaro. La loggia massonica P2 aveva un piano politico che si chiamava Piano di rinascita democratica. Questo piano a suo tempo fu considerato antidemocratico ed eversivo, questo piano oggi è in gran parte attuato e lo si sta attuando ancora oggi visto che le leggi fatte negli ultimi 15 anni dai governi di destra sembrano trarre ispirazione da quel piano di rinascita.
blog: ecco ma come è possibile che un cittadino come lei, come la vostra associazione, accettiate quasi passivamente il teorema di un segreto di Stato che non si può ammettere?
P.B.: Dunque, a Bologna non è che sia mai stato posto ufficialmente il segreto di Stato, di fatti noi chiediamo, visto l'ultima legge approvata nel 2007, chiediamo che il regolamento di attuazione preveda che dopo 30 anni dall'evento, tutta la documentazione compreso quella di archivio dei servizi della polizia e dei carabinieri venga resa pubblica e data agli inquirenti. Noi chiediamo questo.
blog: per cui vi aspettate delle novità importanti?
P.B.: Beh, tenga presente che solo alcuni anni fa sono stati scoperti 27 faldoni sul caso Moro che non erano mai arrivati alla magistratura. Io non dico che non ci siano cose importanti da rivelare, però molto probabilmente ci saranno delle carte che non sono mai arrivate alla magistratura che potrebbero far fare passi avanti alla verità.
blog: secondo voi Berlusconi sapeva qualcosa di questa storia?
P.B.: Questo io non lo posso dire, indubbiamente sia i governi di destra che i governi di sinistra sono molto attaccati a questi segreti e probabilmente, qualche cosa, arrivando a liberalizzare gli archivi si potrebbe trovare.
blog: la reazione della piazza nei confronti del ministro Bondi come la giudica?
P.B.: Io la giudico come un autogol perché noi avevamo fatto delle domande al governo. Con la scusa dei fischi queste risposte non sono arrivate. Anzi, le posso dire che come risposta indiretta è arrivata un'ulteriore lettera dell'Inps che blocca un'altra pensione nel Veneto, tra l'altro una pensione che era stata erogata 4 anni fa, è molto strano che sia arrivata una lettera in cui si legge che la richiesta non può essere accolta per motivi tecnici, e questo secondo me la dice lunga sulla volontà di voler applicare completamente la legge 206 in tema di risarcimento delle vittime del terrorismo e delle stragi.
blog: torniamo un attimo a quel terribile giorno, 2 agosto 1980, hanno pagato dei terroristi, Mambro, Ciavardini e Fioravanti, secondo lei queste persone erano solo manovalanza della mafia o c'entrano qualcosa?
P.B.: Questa era manovalanza dei servizi segreti probabilmente, perché i servizi segreti hanno fatto di tutto per non arrivare a loro. Quando noi diciamo che nelle carte processuali c'è la condanna dei depistatori il gran maestro della Loggia P2 Licio Gelli, il faccendiere Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte questi ultimi 2 erano ai vertici del Sismi il servizio segreto militare. Dopo 30 anni noi lottiamo ancora per arrivare alla verità e insistiamo per far sapere a tutti al numero più alto possibile che dietro questa strage c'è un'attualità politica incredibile - quello che le dicevo prima in merito al piano di rinascita democratica - ci sono dei fatti che tendono a nascondere o annullare la sentenza proprio per evitare che si ragioni e si guardi a tutto quello che allora significava la P2 e può significare ancora oggi.
blog: beh, allora Bondi è complice no?
P.B.: Questo è un altro problema nel senso che Bondi fa parte di questo governo, Bondi doveva essere qui a dare delle risposte, non le ha date, però fischiarlo prima che iniziasse a parlare è stato a mio parere un gravissimo errore.

La Lega punta alla Costituzione"Bandiere regionali accanto al Tricolore"

ROMA - L'Italia cambia, cambino anche i simboli che la rappresentano. E se il tricolore e l'inno di Mameli sono i simboli identitari dell'unità nazionale, bisogna andare oltre. In nome della nuova identità federalista dell'Italia. Per questa ragione, il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo annuncia una proposta di legge costituzionale per inserire un comma nell'articolo 12 della Costituzione che riconosca i simboli identitari di ciascuna Regione: dunque, bandiere e inni regionali.

L'articolo 12 recita testualmente: "La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".

Quello che chiede la Lega è un riconoscimento ufficiale dei simboli identitari che contraddistinguono le Regioni. Che, ad oggi, nella Costituzione non c'è. "Questa lacuna - spiegano i senatori del Carroccio - è inammissibile, alla luce della sostanziale valorizzazione del ruolo politico ed istituzionale delle Regioni realizzata dalle più recenti riforme costituzionali". I leghisti, infatti, ricordano come la Regione si sia trasformata "in un ente territoriale dotato di una piena autonomia politica". Un'evoluzione che il Carroccio vuole sia sancita in una norma: "La proposta di legge è un'evoluzione del ripensamento dell'assetto territoriale dello Stato in ambito interno ed a livello sovranazionale, per cui è più che mai necessario recuperare i simboli identitari che, contraddistinguendo ciascuna realtà regionale, contribuiscono ad alimentare quel legame dei cittadini con il territorio che è presupposto indispensabile di qualsiasi riforma federale dell'ordinamento".


E va in questa prospettiva la proposta di legge che si fa forte del riconoscimento istituzionale nelle riforme degli statuti regionali approvate dal 1999 ad oggi, "che nei primi articoli hanno ufficialmente riconosciuto quei simboli che, per tradizione, storia e cultura contribuiscono ad identificare la regione stessa".

Assolutamente contrari i Comunisti Italiani che, per bocca di Pino Sgobio, attaccano il Carroccio: "Gioca allo sfascio. La proposta di legge è la ciliegina sulla torta del disegno politico per cui la Lega è nata e si è sviluppata: la divisione dell'Italia e la secessione".

4 agosto 2009

E adesso fuori gli attributi

Ma che che attributi.............VERGOGNA !!!!!!!!! VERGOGNATEVI !!!!!!!!!!!!!!!



E’ vero, da Bertolaso ci si aspettava di più. Ma è anche vero che Bertolaso non ha la bacchetta magica. Adesso, la Protezione Civile si prende in mano tutto, anche la gestione commissariale del San Giovanni di Dio strappandola letteralmente dalle mani del commissario Leto.
L’unica mossa da fare e per la quale per avere risposta si dovrà aspettare il prossimo 13 agosto, è quella di rimodulare il provvedimento adottato dalla magistratura agrigentina che prevede lo sgombero entro trenta giorni dalla struttura ospedaliera.
Per il resto, nulla di nuovo sotto il sole se non la prevista latitanza di tutta la deputazione agrigentina regionale e nazionale che, invece di incatenarsi sotto il palazzo della Prefettura, ha preferito probabilmente le torbide acque del mare di San Leone.
Dunque, Agrigento continua a vivere la sua vera e propria catastrofe in attesa di buone nuove mentre i presunti responsabili del disastro di un intera provincia continuano a rimanere lberi e soprattutto indisurbati da parte dei magistrati, in attesa che una benedetta prescrizione li scagioni del tutto.
Troppo in fretta il provvedimento adottato per suscitare lo scandalo ospedale Agrigento, troppa lentezza per punire severamente gli impuniti.
Come dicevamo la classe politica invia fax di interventi daile proprie barche, al largo da polemiche e discussioni. Del resto siamo ad agosto ed è giusto che, stanchi di un anno di lavoro durissimo (sporattutto per la nostra città) adesso conquistano e si godano il “meritato” riposo.
Oggi era presente soltano il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro e quello di Comitini Nino Contino. Gli altri sindaci non sembrano essere toccati dal dramma che vivono anche i loro cittadini. Sembra che negli altri comuni di tutta la provincia di Agrigento la sanità funzioni alla perfezione e, quindi, cosa venire a fare ad Agrigento? A cosa serve la presenza del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso? Da Menfi a Licata, passando anche per i Comuni della montagna, sembra che tutto fili alla perfezione. Beati loro!
Domani, purtroppo, tocca agli agrigentini. Si, purtroppo. Pecoroni, mai stanchi dei soprusi, rassegnati sempre al peggio e pronti ad andare a votare alle prossime elezioni.
Un bel banco di prova per smentire queste nostre caratteristiche. Domani dovrebbe snodarsi un corteo di protesta civile per le vie principali della città. Tutti temono il prevedibile, tutti temono la più classica risposta degli agrigentini: il vuoto totale.
Agrigentoweb invita tutta la cittadinanza a partecipare alla protesta; del resto stiamo cercando di difendere la nostra salute che quattro presunti delinquenti hanno cercato di attentare senza tanti preamboli.
E’ bello vedere domani in prima fila tutti i medici dell’ospedale San Giovanni di Dio tutti gli infermieri, tutto il personale che ruota attorno all’ospedale; perfino titolari e dipendenti della ditta di pulizie dovranno essere in prima linea.
Non contiamo sui politici perchè sappiamo che si stanno godendo le ferie in panciolle e, quindi, non vogliamo disturbarli. Ma per favore, almeno noi, unici martoriati ad essere colpiti dal provvedimento gudiziario (visto che i presunti delinquenti rimangono ancora fuori), tiriamo fuori le palle se davvero vogliamo dare delle risposte ad una classe politica che, nonostante il drammatico momento, continua a rimanare distante dai nostri problemi.
Voi, eroici politici, continuate le vostre ferie in barca o in montagna. Noi, poveri coglioni, cercheremo di far sentire la nostra voce.
Il problema è che ancora non abbiamo capito a chi dobbiamo farla sentire…


Fonte: Agrigentoweb

Grillo168 - Noi: i cittadini









Perché creare un movimento? Semplice! Perché c’è già! Ci sono milioni di persone scese in piazza, se vi ricordate, coi due V-day. Il primo per avere il Parlamento pulito e il secondo per la libera informazione. Milioni di persone che sono scese in piazza da tutte le parti. In piazza Farnese, assieme ai familiari delle vittime della mafia, in Piazza Dante a Napoli contro l’immondizia in Campania. Cittadini che hanno prodotto, attraverso i meetup locali, le Liste Civiche a Cinque Stelle. Quindi una quarantina di cittadini informati ce li troviamo in trenta comuni di città molto importanti come Bologna, Reggio Emilia, Treviso, Ancona, Livorno.
Sono centinaia di migliaia di cittadini italiani che hanno fatto un forum e hanno lavorato otto mesi per fare le primarie dei cittadini, se vi ricordate. Hanno lavorato sull’economia, sull’energia, sulla sanità. E poi abbiamo portato queste primarie a Prodi, che le ha messe immediatamente in un cassetto.
I partiti non ci sono più, sono come Wile E. Coyote, li avete visti. Per farli crollare basta dire loro di guardar giù. Infatti, Wile E. Coyote appena si accorge di essere sospeso nel vuoto, precipita. Come sono precipitate tutte queste macchiette. Da Topo Gigio Veltroni allo psiconano. Sono macchiette, sono cartoni animati. Dallo smemorato di Collegno, Mancino, fino al nostro Presidente della Repubblica, Morfeo.
Il ministro Tremorti sta raschiando il barile, non sa più cosa fare. Si sta appropriando perfino dei lingotti d’oro della Banca d’Italia. Sembra il Duce in fuga col tesoro dei Dongo.
A settembre gli operai usciranno dalle fabbriche. chi li accoglierà? La polizia anti-sommossa!
Il debito pubblico è una voragine. Aumenta di 18-20 miliardi di euro al mese. Questo Stato è fallito, è in default completo. Basta una minaccia di Totò Riina e la minaccia di fare un partito del Sud e subito vengono elargiti quattro miliardi di euro alla Sicilia, quando in Abruzzo i terremotati sono ancora sotto le tende.
Il movimento è la voce di milioni di persone che non hanno voce nei telegiornali e in televisione, ma che saranno la voce dell’Italia di domani. L’Italia di persone oneste, trasparenti, pulite, che non vogliono centrali nucleari, inceneritori, discariche con rifiuti tossico-nocivi. Un’Italia di persone per bene. Ci sono le persone per bene! Che non vogliono il potere fine a se stesso. Ma che vogliono darsi da fare per cambiare questo stato di cose. Gente che continua a vedere stragi di Stato, come quella di Bologna, sotto segreto di Stato. E se c’è ancora il segreto di Stato, significa che lo Stato è il mandante.
Io voglio vedere persone che governano questo Paese divertenti. Persone che sappiano ridere, giocare coi figli, andare fuori e fare la spesa. Non gente protetta da guardie del corpo, Esercito e Polizia antisommossa.
Io voglio vedere un Paese dove, se uno grida la verità e la dice, non si deve vedere la Polizia entrare in casa alle sei e mezza del mattino perché in una trasmissione televisiva hai fatto delle domande al nostro dipendente avvocato Pecorella, sul perché ha difeso un mafioso assassino, assassino di Don Diana.
Io voglio che chi vuol partecipare in prima persona alla costruzione del suo futuro abbia la possibilità. Entrare nei consigli comunali per decidere sul suo territorio, sulla qualità dell’ambiente, della sua vita, dell’aria e dell’acqua. Un Paese dove i referendum non si mettano nei cassetti, come le leggi popolari, che restano scritte solo sulla carta.
Un Paese dove viviamo adesso che è senza opposizione, dove il Parlamento è esautorato. Dove chi governa sono due comitati d’affari: il PDL e il PDmenoelle.
Questo Movimento, ve lo garantisco, non delegherà nessuno. È un movimento in prima persona. In prima persona plurale: noi, i cittadini.
In autunno lancerò le liste a Cinque Stelle Regionali e subito dopo il Movimento, attraverso la Rete. Un movimento di democrazia diretta. Un virus che non si può fermare perché cammina attraverso le sue idee e i suoi programmi. E soprattutto la sua allegria. Perché ridere è contagioso, contagiosissimo.
Quindi “una risata vi seppellirà tutti”! Buon 168!

3 agosto 2009

Antonio, a casa dopo 20 anni di posto fisso. “Ho perso il futuro senza avere colpe”, di Roberto Mania

Antonio Narciso abita da sempre a Cinisello anche se la sua azienda, la “Carlo Colombo”, stabilimento storico nei semilavorati di rame molto presente sui mercati europei e con clienti importati da Enel a Pirelli, sta (va) ad Agrate Brianza. Il suo ultimo giorno di lavoro è stato il 22 dicembre del 2008. Ma già da luglio di un anno fa si era capito che le cose si stavano mettendo male: crollo della domanda e del fatturato ( - 30/40 per cento), aumento dei costi. Terapia: spostare tutte le produzioni, macchinari compresi, nell’altro impianto di Pizzighettone, provincia di Cremona. E cassa integrazione straordinaria per gli ottanta operai. Fine dei turni per il ciclo continuo. Quei turni di sabato, domenica, di notte che davano reddito, oltre la media della categoria, fino a 1.700 e passa euro al mese, per un quinto livello. La cigs arriva a 870 euro al mese anche se l’incentivo all’uscita non è male: 24 mila euro distribuiti in dodici mesi. Ma finiranno. E poi?

Alla “Carlo Colombo” aveva lavorato anche il padre di Antonio Narciso per 35 anni, dall’arrivo a Milano, fino alla pensione. Lì anche diversi suoi parenti. Storie di immigrazione di un’altra Italia. «Per questo - dice - è stato più difficile accettare l’idea che fosse finita. Ricominciare non è bello». Ecco, ricominciare. Perché l’Italia, il paese della staticità sociale tanto che Antonio fa l’operaio come il padre, non è adatto alle ripartenze. «Ai primi segnali di crisi - racconta - mi sono iscritto alle agenzie private per il collocamento. Ho inviato il curriculum qua e là, da settembre a gennaio. Poi mi è passata la voglia. Sono andato a parlare con i padroni con cui avevo già lavorato. La risposta è sempre stata la stessa: “Siamo messi male anche noi. Dobbiamo mandare via la gente”. E nessuno mi ha mai chiamato». E Antonio, ancora quattro anni di mutuo da pagare, una compagna disoccupata («fa qualche ora») con un figlio a carico, ha capito che il suo futuro non sarà più tra le tute blu. La trafilatura del rame non sarà più il suo lavoro. Si cambia. Forse. Antonio si è iscritto a un corso di formazione della Regione per diventare infermiere nelle case di cura che assistono gli anziani. Servizi alla persona contro la manifattura. «Ci sarà sempre meno lavoro nell’industria», sostiene. Da metalmeccanico, l’élite della classe operaia, all’informalità delle cure agli anziani. Senza sindacato e con meno tutele. Antonio l’ha messo in conto. «Si ricomincia dal passato», dice. Tra i suoi colleghi è l’unico che si è iscritto a un corso. Gli altri si comportano come i classici cassintegrati: aspettano, illusi, che qualcosa accada. Scommettono sul fatto che chi assume un cassintegrato paga meno perché ha lo sconto fiscale e contributivo. Già, ma chi assume? Hanno fatto di recente un’assemblea alla Cgil di Monza per fare il punto, e nessun’altro sta cercando così un nuovo posto. Non vanno più alla “Carlo Colombo”. «Ci fa incazzare. Era la nostra seconda casa. Paghiamo una crisi di cui non abbiamo responsabilità». E questa diventa anche la chiave che pare sollevare i nuovi disoccupati. Essere in tanti fa perdere meno l’identità sociale. «Vergognarmi? E perché? Non sono certo l’unico, qui. E non è colpa nostra. Mi preoccupa l’età perché non sono più un giovane».

Antonio è tornato a scuola. Tutti i giorni dalle 18 alle 22, fino al prossimo mese di aprile. Previsti anche i tirocini nelle cliniche. In classe sono quasi una trentina. E la metà è composta da lavoratori stranieri, rumeni soprattutto.

«È la prima volta che sto a casa. Ho sempre fatto qualcosa. Faccio il casalingo, i mestieri, stiro, lavo, la spesa». È la disoccupazione. «Parola che non si può pronunciare a cuor leggero - hanno scritto una ventina di anni fa Aris Accornero e Fabrizio Carmignani, nel loro “I paradossi della disoccupazione” - . Si deve anzi pronunciare con la dovuta computazione: è un male sociale Vergognoso soprattutto per le società sviluppate».

(la Repubblica, venerdì 3 luglio 2009)

Cena colleghi 2009



Cena colleghi 2009

Ospedale, nuovo sit-in sotto il palazzo della prefettura


Medici, infermieri ed amministrativi in servizio all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento stanno manifestando sotto il palazzo della prefettura, in attesa dell’arrivo della commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari. La commissione, secondo quanto annunciato, sentirà l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, Mario Leto che è il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e il prefetto Umberto Postiglione. Secondo i sindacati confederali e quelli di categoria che stanno prendendo parte al sit-in se l’ospedale di contrada Consolida verrà sgomberato entro il 24 agosto, come disposto dalla procura, “a rischio, nell’immediato, ci sono più di 200 posti di lavoro. Si tratta – spiegano – in particolar modo di 30 addetti alla mensa, 12 al bar, 62 dell’impresa di pulizia, i lavoratori della cooperativa che svolge attività di vigilantes e gli addetti del call center. Enormi – concludono i sindacalisti – anche i danni in termini economici ed occupazionali che peseranno sull’indotto, ossia sulle imprese artigianae che fornivano prestazioni su richiesta dei vari reparti dell’ospedale. E dopo i primi 200 posti di lavoro, si teme che la scure dei tagli possa abbattersi anche su medici, infermieri ed amministrativi”.

Redazione Agrigentoweb

La promessa di Alfano: “L’ospedale resterà in città”

La città non perderà il suo ospedale. Lo assicura il ministro della Giustizia Angelino Alfano al termine di un vertice con il prefetto Umberto Postiglione e il sindaco Marco Zambuto. Il Guardasigilli ha detto che saranno valutate tutte le soluzioni compresa quella di riaprire la vecchia struttura di via Giovanni XXIII o utilizzare altre sedi idonee. Domani in città arriva la commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi regionali. L’organo delle Camere presieduto da Leoluca Orlando incontrerà il prefetto, l’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo e il commissario del San Giovanni di Dio Mario Leto. Restano incerti i tempi del ricorso al riesame: per arrivare ad una decisione sulla richiesta di dissequestro si dovrebbe avviare una procedura di urgenza in quanto fino al 15 settembre il tribunale tratterà solo udienze straordinarie.

Redazione Agrigentoweb

Fiducia, Fini avverte il governo "Non tagli fuori il Parlamento"


ROMA - Torna a rilanciare la necessità di trovare un equilibrio tra poteri delle Camere e dell'esecutivo. Annunciando un intervento della giunta per il Regolamento della Camera. Gianfranco Fini, intervistato dal canale satellitare di Montecitorio, torna a ribadire una convinzione già espressa altre volte. Il problema di come garantire l'equilibrio tra ricorso ai decreti da parte del governo e possibilità di intervento da parte del Parlamento, preclusa in caso di maxiemendamenti 'coperti' dalla fiducia.

Per questo la giunta per il Regolamento della Camera discuterà la questione del ricorso alla fiducia da parte del governo su maxiemendamenti che di fatto esautorano il "diritto-dovere del Parlamento discutere e intervenire".

Fini rileva che il tema non è nato oggi. Anche se oggi viene fuori in maniera accentuata. "E una questione che riguarda governo e gruppi parlamentari, perchè tengo a ribadire che non è nata in questa legislatura ma è nel dibattito politico da almeno due o tre legislature" dice il presidente della Camera.

"Ricordo che il presidente Napolitano, si rivolse espressamente al governo dell'epoca - continua il presidente della Camera - per sottoporre all'attenzione il problema del meccanismo che si determina nel momento stesso in cui il governo, legittimamente, presenta un maxiemendamento ad un decreto sul quale, altrettanto legittimamente, pone la questione di fiducia".

"E' certo - osserva però il presidente della Camera - che il governo deve essere consapevole che nel Parlamento nessuno vuole limitare il diritto-dovere di governare che una maggioranza ha, nel momento stesso in cui dal responso delle urne risulta tale. Al tempo stesso, nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento, perchè questo prevede la nostra Costituzione, e quindi nessuno può pensare di esautorare il Parlamento dal diritto-dovere che ha di controllare, di emendare se lo ritiene, di approvare o respingere un provvedimento del governo".

Repubblica

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