29 settembre 2009

Grazie di cuore all’ex datore di lavoro C.C. S.p.a.

 

imageL’ex datore di lavoro C.C. S.p.a., con la crisi economica alle porte, dichiara il 24.07.2008 la chiusura dello Stabilimento storico di Agrate Brianza, aiutato dall’amico “ FORMIGONI – REGIONE LOMBARDIA “.

Infatti, l’amico annuncia al Maggior Azionista della Società ( C.C. ), che in un futuro non lontano, bisogna prendere in considerazione il Progetto;                             

Far passare la nuova tratta metropolitana, proprio sul territorio di Agrate Brianza, proprio sul Sito dell’azienda, ho nei confini adiacenti.

Servizio Pubblico indispensabile ed Urgente.

  • Grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato alla chiusura dello Stabilimento.
  • Grazie di cuore agli uffici di codesta Azienda, che non si sono mai interessati minimamente del problema, anzi………………..anche se, hanno gli stessi problemi di un anno fa.
  • Grazie di cuore alle Istituzioni COMUNE – PROVINCIA – REGIONE “ FORMIGONI “,  per non aver fatto nulla per il ricollocamento, l’unico interesse è stato quello di formare i lavoratori, con corsi   “ DOTE “,  sovvenzionati dalla Comunità Europea, e messi in atto dalla REGIONE LOMBARDIA, tramite AGENZIE LAVORO.

Tutto questo a cosa è servito ?

  • E’ servito soltanto, a rafforzare la disperazione di chi per ora non ha un posto di lavoro.
  • E’ servito soltanto, a rafforzare la disperazione di chi per ora con una certa età ( 40 – 45 anni in su ), avrà sicuramente meno probabilità di trovare lavoro, rispetto ad un giovane; Vergine, Vigoroso e  Massacrabile.

 

L’unico non ringraziamento va a tutti i LAVORATORI della C.C., perché non hanno nessuna colpa in merito per questa politica aziendale, pur avendo la critica di essere FANNULLONI O/E LAZZARONI, hanno sempre messo tutto l’impegno per far crescere la Società, con grandi sacrifici è con persone che si sono sacrificate con la propria vita morendo per un pezzo di pane DEGNAMENTE MERITATO !!!

 

Autore: Jakelich Mario

5 settembre 2009

Mesero, gli operai bloccano l'ad in ufficio prosegue la protesta sul tetto della Esab

La tensione è scoppiata quando i sindacalisti hanno spiegato agli operai in attesa davanti all'azienda che non erano stati fatti passi avanti e che la riunione era aggiornata a lunedì

di Sandro De Riccardis

 

Mesero

MILANO - Un intero pomeriggio di trattative dopo tre giorni di protesta sul tetto della fabbrica, con un operaio colpito da infarto e finito in ospedale. E quando l´incontro con i vertici dell´Esab Saldatura di Mesero, hinterland nord-ovest di Milano, si conclude con un nulla di fatto, la frustrazione e la rabbia portano all´assedio dell´amministratore delegato, Massimo Impavidi, che obbliga il primo dirigente dell´azienda - controllata dal fondo inglese Charter International - a restare nel suo ufficio al primo piano. Solo l´intervento dei carabinieri lo libera dalla presenza soffocante degli 85 operai che rischiano la cassa integrazione e il licenziamento.
La tensione scoppia quando i sindacalisti spiegano agli operai in attesa che la riunione è aggiornata a lunedì senza passi avanti. «Siamo lontani anni luce dalle richieste sul mantenimento dell´attività produttiva» sintetizza Walter Montagnoli, dei Cub. «Ci hanno promesso una mancia - dice Valerio Garavaglia, della rsu, 51 anni di cui 29 in azienda, uno degli otto che ha passato le prime due notti in un sacco a pelo sul tetto dello stabilimento.
L´Esab produce dal 1935 polvere e fili per saldature. Ha commesse nell´industria automobilistica italiana, ma anche in Europa e nord Africa. Ma dopo l´acquisto da parte di Charter International, che ha rilevato le attività dagli originari proprietari svedesi, dopo due mobilità che hanno lasciato a casa una parte dei lavoratori, il gruppo intende procedere oggi alla cassa integrazione per chiudere lo stabilimento di Mesero. Ieri l´azienda ha migliorato la propria proposta: dalle sei mensilità assicurate nei giorni scorsi alle 14, su 24 mesi totali di cassa integrazione. Un´offerta definita «inaccettabile» dai lavoratori. Così alcuni operai salgono al primo piano, raggiungono l´amministratore delegato e direttore del personale e chiedono ad alta voce di proseguire le trattative ad oltranza. Solo l´arrivo dei militari convincono gli operai a desistere.

«A me sembra che l´azienda ha fatto un grosso passo avanti nella sua offerta - dice Massimo Impavidi - La nostra proposta è ragionevole, certo è che non intendiamo decidere sotto minaccia». E sui dieci minuti di assedio, il dirigente minimizza. «C´è stata solo una discussione più animata, nessun sequestro. La tensione è comprensibile quando ci sono famiglie da tutelare».
In attesa della ripresa delle trattative di lunedì, gli 85 dipendenti non intendono arrendersi. Raccontano come la Esab «fino a un anno fa produceva su tre turni e con gli straordinari». Ricordano la storia di una realtà legata indissolubilmente al territorio. «Siamo figli e nipoti di ex operai - dicono - e abbiamo visto morire i nostri vecchi per silicosi, perché fino a qualche decennio fa l´Esab usava polvere di silicio senza protezione per chi respirava».
Ora accusano: «Chiudono l´impianto per trasferire la produzione a Est e speculare con la vendita dell´area, 77 mila metri quadrati che con l´Expo hanno triplicato di valore per la vicinanza alla Milano-Torino e alla superstrada per Malpensa. «L´area rimarrà industriale - assicura il sindaco Riccardo Molla, figlio di un operaio Esab morto a 59 anni per silicosi - La sfida è trovare nuovi investitori che tengano viva l´attività produttiva». Da lunedì, lavorerà a questo obiettivo anche il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, che si dice «pronto a mediare, ma a una condizione: che gli operai scendano dal tetto».

4 settembre 2009

Immigrazione: la linea dura del Governo. Anzi, no.

Il 23 agosto 2009 Berlusconi l'Africano si è recato negli studi di Nessma TV, in Tunisia, per partecipare alla trasmissione Ness Nessma. Nessma TV è un canale commerciale, diffuso nei Paesi del Maghreb mediterraneo, di cui Mediaset ha il 25%. Accappatoio Selvaggio ha promesso "con una totale apertura di cuore" a tutti i nordafricani in ascolto: "la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e la possibilità di un benessere che significa anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità". E' più forte di lui. Dopo le ville ai terremotati d'Abruzzo, lavoro, casa, scuola, benessere e ospedali ai maghrebini...
Conduttore: “Dall’attrattiva che esercita l’Italia sui maghrebini, si può passare all’immigrazione, soprattutto a quella clandestina che purtroppo fa migliaia di morti”
Berlusconi: “La cosa più terribile sono le organizzazioni criminali, che sono moltissime. Ben Ali oggi mi ha detto di 300 organizzazioni scoperte dalla polizia del vostro Paese. Sono persone che approfittano della speranza degli altri, delle persone che sono nella miseria e che vogliono donare a se stessi e ai propri cari un futuro migliore. E allora si affidano a persone che con imbarcazioni non sicure si mettono in mare e questo porta a tragedie ad ogni istante. Occorre combattere tutto ciò.
È necessario incrementare le possibilità per la gente che vuole tentare nuove opportunità di vita e di lavoro, occorre aumentare le possibilità di entrare legalmente in Italia e negli altri Paesi europei. Questo è ciò che voglio sia fatto, non solo in Italia, ma in tutta Europa. E poi bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l’Italia e che è emigrato in altri Paesi, soprattutto in quelli americani. E allora questo ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una apertura totale di cuore. E di donare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e la possibilità di un benessere che significa anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità e questa è la politica del mio governo"
Conduttrice: “Siete incredibile presidente, non posso trattenermi dall’applaudire”
Filmato originale integrale: www.nessma.tv

3 settembre 2009

I Nuovi Carcerati

I crimini sono diminuiti afferma Ministro Maroni: "Siamo l'esecutivo che ha avuto maggiori risultati nella lotta alla
mafia, tutti i reati, anche furti e rapine, sono diminuiti: rispettivamente, del 18 e del 20%. In media, l'attività criminale è
diminuita del 14%" Le carceri intanto scoppiano con 63.700 detenuti e Alfano l'Incostituzionale afferma che: "Contiamo
di portare il piano carceri in Consiglio dei ministri entro il 15 settembre". Se i crimini diminuiscono e i detenuti
aumentano, la domanda è: "Chi c'è in carcere?". Se la cura Maroni funziona perché costruire nuove carceri. Per chi?
Se i reati sono diminuiti e diminuiranno?

Una risposta viene dal Presidente del Consiglio, impegnato in una personale lotta contro il Male. Il Presidente è stato fulminato come San Paolo sulla via di Damasco. Ha visto Vittorio Mangano al posto di
Gesù a Villa Certosa. Era in cielo su un "cavallo bianco", uno dei tanti curati dallo stalliere eroe. Il Presidente ne è uscito trasfigurato e ha pronunciato parole incredibili, ha affermato che "metterà in atto un piano a lungo termine e si spera definitivo contro le forze del male... non solo contro la criminalità diffusa ma anche contro la criminalità organizzata".

Quali sono queste forze del male? Gli operai che usciranno a centinaia di migliaia dalle fabbriche? Gli studenti dell'Onda condannati a call center, al precariato o all'emigrazione che sfileranno nelle città? Le popolazioni meridionali che devono subire le mafie grazie a politici conniventi? I Meetup? I mascalzoni alla Di Pietro e i giornalisti non a libro paga come Gomez e Travaglio? Il Movimento a Cinque Stelle che fa riferimento a questo blog e i suoi consiglieri comunali? Un Movimento definito ostile dagli alleati di Berlusconi del PDmenoelle, i Desaparecidos della politica italiana. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Il Presidente ha meglio articolato il suo pensiero debole: "Uno Stato ha il compito di difendersi anche dagli attacchi interni, mettendo in campo l'esercito del bene". Attacchi interni? E chi è l'esercito del bene? I condannati in via definitiva del PDL? I generali Dell'Utri
e Previti? Gli attendenti Ghedini, Alfano e Schifani schierati contro la
magistratura? Accappatoio Selvaggio ha precisato: "E' un compito che il governo deve porsi con estrema decisione e i rappresentanti delle forze dell'ordine condividono questa necessità".

E qui casca l'asino.

Che cosa condividono esattamente le Forze dell'Ordine ? I Capi di Polizia, Carabinieri e dell'Esercito sanno molto bene chi c'è al Governo e la sua storia personale. Cosa possono condividere in
termini di ordine pubblico con uno così?

Io ho il sospetto, forse la speranza, che condividano poco o nulla. Più militari nelle strade questo autunno non serviranno a niente, la Miseria non si ferma. L'Italia sta cambiando e le pale dell'elicottero sono già in moto.

VERGOGNA !!!!!

SINDACATI DI REGIME....

C'era una volta la gloriosa Triplice. Il sindacato di lotta e di governo. E' rimasto il governo senza il sindacato. I precari non hanno la tessera, ma sono figli di una legge avallata da un sindacato compiacente insieme al furto del TFR e alla mancanza di sicurezza sul lavoro. Le fabbriche chiudono, gli insegnanti sono licenziati a migliaia. Possono solo arrampicarsi sui tetti o salire sulle gru. Sempre più in alto……

La Storia di San Calogero.

San Calogero !!! Il termine Calogero, di origine greca, significa “bel vecchio”; nell’ideale greco della bellezza, ciò che è bello, è anche giusto e buono, basti pensare che nel Vangelo di Giovanni, l’originale greco definisce Gesù il “bel pastore”, che poi è stato tradotto in il “buon Pastore”.
L’uso di questo termine venne applicato in Oriente e nel Sud Italia ai monaci eremiti, che vennero chiamati così ‘calogeri’, pertanto alcuni studiosi pensano che il nome del santo eremita Calogero non fosse questo, ma bensì l’appellativo con cui veniva riconosciuto; altri studiosi comunque sono convinti che fosse proprio il suo nome.
Secondo la tradizione, giacché mancano documentazioni certe, Calogero nacque verso il 466 a Calcedonia sul Bosforo, una cittadina dell’antica Tracia, che nel 46 d.C. divenne provincia romana e che poi seguì le sorti dell’impero bizantino; fin da bambino digiunava, pregava e studiava la Sacra Scrittura e secondo gli ‘Atti’ presi dall’antico Breviario siculo-gallicano, in uso in Sicilia dal IX secolo fino al XVI, egli giunse a Roma in pellegrinaggio, ricevendo dal papa Felice III (483-492), il permesso di vivere in solitudine in un luogo imprecisato.
Qui egli ebbe una visione angelica o un’ispirazione celeste, che gli indicava di evangelizzare la Sicilia; tornato dal papa ottenne l’autorizzazione di recarsi nell’isola, con i compagni Filippo, Onofrio e Archileone, per liberare quel popolo dai demoni e dall’adorazione degli dei pagani.
Mentre Filippo si recò ad Agira e Onofrio e Archileone si diressero a Paternò, Calogero si fermò durante il viaggio a Lipari, nelle Isole Eolie, dove su invito degli abitanti si trattenne per qualche anno, predicando il Vangelo ed insegnando loro come ricevere i benefici per i loro malanni, utilizzando le acque termali e stufe vaporose; ancora oggi un’importante sorgente termale porta il suo nome, come pure le grotte dai vapori benefici.
Durante la sua permanenza nell’isola di Lipari, ebbe anche la visione della morte del re Teodorico († 526) che negli ultimi anni aveva preso a perseguitare quei latini che riteneva un pericolo per il suo regno, fra i quali furono vittime il filosofo Boezio (480-524) suo consigliere, il patrizio romano capo del Senato, Simmaco († 524) e il papa Giovanni I († 526).
Ciò è riportato nei ‘Dialoghi’ del papa s. Gregorio I Magno, la visione si era avverata nell’esatto giorno ed ora della morte del re, e Calogero vide la sua anima scaraventata nel cratere del vicino Vulcano.
In seguito ad altra visione, Calogero lasciò Lipari per sbarcare in Sicilia a Syac (Sciacca), chiamata dai romani ‘Thermae’ per i bagni termali, presso i quali sorgeva; convertì gli abitanti e poi decise di cacciare per sempre “le potenze infernali” che regnavano sul vicino monte Kronios, consacrato al dio greco Kronos, che per i romani era il dio Saturno.
Sul monte Giummariaro, altro nome derivante dagli arabi che lo chiamarono monte “delle Giummare”, dalle palme nane che crescevano sui suoi fianchi e che poi prese il nome di Monte San Calogero, come oggi è conosciuto insieme al nome Cronio, il santo eremita prese ad abitare in grotte e spelonche e intimò ai demoni di lasciare quei luoghi.
Gli ‘Atti’ dicono che il monte sussultò fra il fragore di urla e poi tutto si quietò in una pace di paradiso; Calogero si sistemò in una grotta adiacente a quelle vaporose, che come a Lipari, anche qui esistono abbondanti.
In detta grotta vi è murata sulla roccia, l’immagine in maiolica di s. Calogero, posta sopra un rustico altare, che si dice costruito da lui stesso; l’immagine è del 1545 e rappresenta l’eremita con la barba che tiene nella mano destra un libro e un ramo-bastone, ai suoi piedi vi è un fedele inginocchiato e una cerbiatta accasciata e ferita da una freccia.
L’immagine si rifà ad un episodio degli ultimi suoi giorni, essendo ormai ultranovantenne, egli non riusciva più a cibarsi, per cui Dio gli mandò una cerva, che con il suo delicato latte lo alimentava; un giorno un cacciatore di nome Siero, scorgendo l’animale, prese l’arco e trafisse con una freccia la cerva, la quale riuscì a trascinarsi all’interno della grotta di Calogero, morendo fra le sue braccia.
Il cacciatore pentito e piangente, riconobbe nel vegliardo colui che l’aveva battezzato anni prima, chiese perdono e Calogero lo portò nella vicina grotta vaporosa, dandogli istruzioni per le proprietà curative di quel vapore e delle acque che sgorgavano da quel monte. Il cacciatore Siero, divenuto suo discepolo, salì spesso sul monte a visitarlo, ma 40 giorni dopo l’uccisione della cerva, trovò il vecchio eremita morto, ancora in ginocchio davanti all’altare; secondo la tradizione era morto nella grotta fra il 17 e il 18 giugno 561 ed era vissuto in quel luogo per 35 anni.
Diffusasi la notizia accorsero gli abitanti delle cittadine vicine, che lo seppellirono nella grotta stessa, poi trasferito in altra caverna di cui si è persa la memoria lungo i secoli.
Nel IX secolo un monaco che si firmava Sergio Cronista, cioè abitante del monte Cronios o Kronios, compose in lingua greca alcuni inni in suo onore, in cui veniva citato che s. Calogero non era approdato a Sciacca come si riteneva, ma a Lilybeo, l’odierna Marsala, senza indicare dove fosse morto, ma sollecitando a visitare e onorare la grotta in cui il santo era vissuto, scacciando i demoni e operando tante guarigioni di ammalati.
Uno studioso contemporaneo Francesco Terrizzi, sostiene che s. Calogero, perduti i compagni martirizzati dai Vandali, si recò dapprima a Palermo passando poi per Salemi, Termini Imerese, Fragalà, Lipari, Lentini, Agrigento, Naro e infine Sciacca; si spiegherebbe così le tante tradizioni e le diverse grotte abitate e attribuite ad un unico e medesimo santo.
C’è da aggiungere che le reliquie del santo, secondo un’altra tradizione, erano state successivamente trasferite in un monastero a tre km dalla grotta, nel 1490 furono traslate a Fragalà (Messina) dal monaco basiliano Urbano da Naso e poi nell’800 a Frazzanò (Messina), nella chiesa parrocchiale; qualche sua reliquia è custodita anche nel santuario di San Calogero, sorto vicino alla sua grotta sull’omonimo monte di Sciacca nel XVII secolo e che è meta di pellegrinaggi.
Ad ogni modo S. Calogero è veneratissimo in tutta la Sicilia e in tutte le città sopra citate è onorato con suggestive processioni e celebrazioni, tipiche della religiosità intensa dei siciliani, quasi tutte si svolgono nel giorno della sua festa il 18 giugno.

Autore: Antonio Borrelli

1 settembre 2009

Agrate: la chiusura costa 3 milioni di euro

image PER CHIUDERE lo stabilimento di via E., la C.C. sborsa 3 milioni di euro in incentivi, non decurta le ore di sciopero dalla busta paga degli operai e stacca un assegno alla società di ricollocazione che li aiuterà a riciclarsi. Un’ottantina finiranno in «cassa» a zero ore dal 1 gennaio 2009. Se non fosse il funerale di una delle fabbriche storiche della Brianza, 130 i lavoratori coinvolti, ci sarebbe da festeggiare. Cifre record, quelle strappate dai sindacati all’amministratore delegato M.N., a cui si deve qualche merito <-------------------( ?? ) nella distensione che ha consentito di centrare l’obiettivo dell’accordo. Il confronto è stato duro, e nonostante lo sgarbo iniziale, leale. Il boccone più amaro per le maestranze resta il voltafaccia di maggio, quattro mesi fa l'azienda aveva firmato la mobilità volontaria per 30 dipendenti, serviva a ridurre i costi e ad andare avanti, ma la «pacchia» non è durata, e poco dopo è arrivata la doccia fredda della serrata.

100_4488 LA DATA UFFICIALE è stata decisa insieme alla buonauscita, fino al 31 dicembre in reparto proseguirà tutto se come nulla fosse. Certo, un numero sempre maggiore di macchinari prenderà il volo per Pizzighettone nel cremonese, l’altro sito del gruppo che eredita le attività brianzole, ma a questo punto, poco importa: il trasloco non influirà sugli stipendi e sui carichi di lavoro. Anzi, agli operai sarà corrisposto un indennizzo netto di 500 euro, per ciascuno dei quattro mesi di «via crucis» che li separano dalla chiusura, poi in base a un complesso meccanismo di ripartizione ciascuno intascherà il dovuto, da 34.000 a 42.500 euro, e amici come prima. «Sono cifre importanti, ma quando si ha un mutuo sulla testa, non fanno molta differenza. Avremmo preferito avere il nostro posto», dicono le tute blu. In assemblea hanno applaudito Fiom e Uilm, riconoscendo ai sindacati di aver lavorato come cinesi per ottenere la «miglior soluzione possibile, in una situazione tragica», la tensione si è sciolta in un lungo applauso liberatorio. «Siamo profondamente amareggiati – commentano Piermario Perico della Uilm-Uil e Antonio Castagnoli della Fiom Cgil – al di là degli incentivi ottenuti, resta una grande verità: il territorio perde un colosso e gli operai si ritrovano a spasso». Così stanno le cose. Spuntarla è stata dura: l’azienda era partita con l’intenzione di non scucire un euro per lenire la batosta. Sette tute blu si trasferiscono nel cremonese. «Un sacrificio immenso per non trovarsi in braghe di tela», spiegano i sindacalisti. Altri 30 sono andati in mobilità, per l’ottantina che resta c'è la cassa integrazione. “Abbiamo passato mesi di inferno – concludono le tute blu – è stato il periodo più brutto della nostra vita».

 

Per Qualcuno storia Dimenticata !!

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