19 febbraio 2010

Agrate, a rischio il secondo anno di cassa. I lavoratori alla Carlo Colombo: "va rispettato l’accordo” (video)

 

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Scritto da Simona Sala

Venerdì 19 Febbraio 2010

 

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“Oggi dopo un anno dalla chiusura (dicembre 2008 ndr) siamo ancora qui, a chiedere un diritto sacrosanto, che ci avete negato in passato e ci state negando ancora oggi: il posto di lavoro”. - È quello che gridano a gran voce i lavoratori in cassa integrazione straordinaria della Carlo Colombo di Agrate Brianza.

La situazione è tesa intorno a quella che fino ad un anno fa era una storica azienda della Brianza, leader nella trasformazione del rame, ora chiusa e trasferita in parte a Pizzighettone (Cr). Il primo anno di cassa è passato e ora sarà il Ministero a decidere se ci sarà il rinnovo per un secondo anno. Il dubbio resta per i 65 ex dipendenti ancora in cassa perché l’accordo sottoscritto in Confindustria fra sindacati e azienda non è stato rispettato. Come ultima alternativa si ricorrerà a dodici mesi di cassa in deroga.

«L’accordo parlava di due anni di cassa integrazione straordinaria, e per concedere il secondo anno il Ministero chiedeva una ricollocazione per almeno il 30 percento del personale nel corso del 2009 – ha spiegato Antonio Castagnoli, delegato Fiom Cgil Brianza – Ma la crisi non ha aiutato questo processo e alla fine sono stati ricollocate solo 15 persone, anche se molti di loro hanno anche fatto corsi della regione Lombardia».

Ma quanto denunciano i lavoratori è ben più grave: l’azienda ha precluso al personale il trasferimento a Pizzighettone dando garanzie sul ricollocamento, ma non ha fatto nulla in questo anno appena passato per trovare nuovi impieghi, “anzi avete preferito a noi cassaintegrati dello stesso gruppo Colombo dei lavoratori tramite agenzie interinali, 15 ne avete presi a Pizzighettone” – si legge in una lettera che riporta tutti il disprezzo e la rabbia degli ex dipendenti per queste scelte.

carlo-colombro“Vogliamo il totale rispetto dell’accordo –chiosa Marcello Galano ex trafilatore di rame – oppure si ritorna alla situazione precedente. Non ci interessano le briciole che ci danno, noi dobbiamo vivere e vogliamo lavorare. Se hanno sbagliato si rendano responsabili dei loro atti e non si nascondano dietro a Confindustria”. Jakelich Domenico rincara la dose aggiungendo “In un incontro privato che c'è stato tra la  proprietà dell’azienda e l’amministratore delegato, Marco Negrini, quest'ultimo ha definito l’accordo con i sindacati carta straccia”.

E adesso gli ex dipendenti dell’azienda di via Euripide sono pronti a manifestare, il 26 febbraio a Milano partiranno in corteo davanti alla Onlus Charlie di via Guerzoni e fino a riunirsi in un presidio sotto la sede in via Crespi. Un chilometro di marcia per dire: “L’azienda non può lavarsene le mani, chiudere e fregarsene dell’accordo”. La scelta di partire dall’associazione Charlie è voluta, per far pesare ancora di più il problema: nel 2000 Giorgio Colombo il fondatore ha perso il suo figlio sedicenne Charlie e ha fondato l’”Amico Charly” a sostegno degli adolescenti e questo ai lavoratori non va giù “Aiutate i giovani e abbandonate le famiglie. Voi ci avete fatto perdere la sicurezza familiare che è la base per poter crescere i nostri figli. Da oggi il nostro obiettivo e farvi una campagna pubblicitaria talmete brutta da farvi scappare via tutti i vostri clienti”.

 

 

Da: MbNews - Monza Brianza

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