1 settembre 2009

Agrate: la chiusura costa 3 milioni di euro

image PER CHIUDERE lo stabilimento di via E., la C.C. sborsa 3 milioni di euro in incentivi, non decurta le ore di sciopero dalla busta paga degli operai e stacca un assegno alla società di ricollocazione che li aiuterà a riciclarsi. Un’ottantina finiranno in «cassa» a zero ore dal 1 gennaio 2009. Se non fosse il funerale di una delle fabbriche storiche della Brianza, 130 i lavoratori coinvolti, ci sarebbe da festeggiare. Cifre record, quelle strappate dai sindacati all’amministratore delegato M.N., a cui si deve qualche merito <-------------------( ?? ) nella distensione che ha consentito di centrare l’obiettivo dell’accordo. Il confronto è stato duro, e nonostante lo sgarbo iniziale, leale. Il boccone più amaro per le maestranze resta il voltafaccia di maggio, quattro mesi fa l'azienda aveva firmato la mobilità volontaria per 30 dipendenti, serviva a ridurre i costi e ad andare avanti, ma la «pacchia» non è durata, e poco dopo è arrivata la doccia fredda della serrata.

100_4488 LA DATA UFFICIALE è stata decisa insieme alla buonauscita, fino al 31 dicembre in reparto proseguirà tutto se come nulla fosse. Certo, un numero sempre maggiore di macchinari prenderà il volo per Pizzighettone nel cremonese, l’altro sito del gruppo che eredita le attività brianzole, ma a questo punto, poco importa: il trasloco non influirà sugli stipendi e sui carichi di lavoro. Anzi, agli operai sarà corrisposto un indennizzo netto di 500 euro, per ciascuno dei quattro mesi di «via crucis» che li separano dalla chiusura, poi in base a un complesso meccanismo di ripartizione ciascuno intascherà il dovuto, da 34.000 a 42.500 euro, e amici come prima. «Sono cifre importanti, ma quando si ha un mutuo sulla testa, non fanno molta differenza. Avremmo preferito avere il nostro posto», dicono le tute blu. In assemblea hanno applaudito Fiom e Uilm, riconoscendo ai sindacati di aver lavorato come cinesi per ottenere la «miglior soluzione possibile, in una situazione tragica», la tensione si è sciolta in un lungo applauso liberatorio. «Siamo profondamente amareggiati – commentano Piermario Perico della Uilm-Uil e Antonio Castagnoli della Fiom Cgil – al di là degli incentivi ottenuti, resta una grande verità: il territorio perde un colosso e gli operai si ritrovano a spasso». Così stanno le cose. Spuntarla è stata dura: l’azienda era partita con l’intenzione di non scucire un euro per lenire la batosta. Sette tute blu si trasferiscono nel cremonese. «Un sacrificio immenso per non trovarsi in braghe di tela», spiegano i sindacalisti. Altri 30 sono andati in mobilità, per l’ottantina che resta c'è la cassa integrazione. “Abbiamo passato mesi di inferno – concludono le tute blu – è stato il periodo più brutto della nostra vita».

 

Per Qualcuno storia Dimenticata !!

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