29 giugno 2010

Linea dura sul tetto della Colombo gli operai in sciopero della fame

di Gabriele Cereda

image Sciopero della fame. Dalle 19 di ieri gli otto operai saliti sul tetto della Carlo Colombo, storica fonderia di Agrate Brianza, rifiutano i pasti. In cima dal 16 giugno, chiedono il rispetto degli accordi firmati da proprietà e sindacati nel gennaio del 2009: la ricollocazione per 38 delle 115 tute blu messe sulla strada con la chiusura dallo stabilimento di via Sofocle.
"Ci hanno scippato il futuro, ce lo devono restituire. Da qui non scendiamo fino a quando non abbiamo certezze, basta parole. In questo anno e mezzo ne abbiamo ascoltate troppe", dice Salvatore Granese al megafono, il leader degli otto asserragliati sul tetto con una tenda e brandine di fortuna.
Sotto di loro, davanti ai cancelli, dove i colleghi rimasti a terra li sostengono, la tensione è alta. A nulla è servita la chiamata arrivata nel pomeriggio direttamente dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che per giovedì ha convocato a Roma i vertici dell'azienda, le organizzazioni sindacali di categoria e i rappresentanti di Regione Lombardia. Ad aprire un filo diretto diretta tra gli operai e il ministro è stata la senatrice del Pd Emanuela Baio, che domenica mattina ha chiamato sul cellulare Sacconi spiegando la situazione.
Ieri è stata la volta di un altro vertice: a pochi chilometri dalla fabbrica fantasma abbandonata due anni fa, in corso Monforte, a Milano, davanti alla scrivania del prefetto Gian Valerio Lombardi si è seduto Giorgio Roilo, parlamentare del Pd. Un pressing a tutto campo quello dell'ex sindacalista per sbrogliare la situazione: "Bisogna evitare che l'occupazione si trasformi in tragedia. I patti devono essere rispettati", dice. Le condizioni fisiche degli otto in vetta sono allo stremo. Nelle ore più calde il termometro arriva a sfiorare i 50 gradi.

Da: La Repubblica

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